Giunta verdecemento

Sala fa la Greta ma la sua giunta ha il record di consumo di suolo

Per tanti è ormai la giunta VERDECEMENTO. O “cementosinistra”. Ha coperto aree libere più di qualunque altra città. Tra boschi verticali e fiumi fìumi verdi, l’immagine di metropoli lanciata al rispetto dell’ambiente è puro fumo negli occhi. Un caso tipico di politica greenwashing

Nel solo 2018 Milano ha cementificato 11,5 ettari di terreno. Equivale allo spazio di tre voltre piazza Duomo, con la catterale dentro. La giunta di Milano guidata da Beppe Sala ha il record in Italia di consumo di suolo. Ormai per tanti, se non per tutti, è la giunta “verdecemento”. Secondo i dati del ministero dell’Ambiente, che ha sul tavolo una ricerca dell’Ispra, l’Istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale, Milano non ha recuperato alcun metro quadrato di verde da aree dismesse se non con l’inserimento di notevoli quantità di altro cemento. Solo Torino ha recuperato 7 mq di verde dal  costruito abbattuto.

TRA FIUMI VERDI BORRACCE DI ALLUMINIO

Lo rivela il Rapporto 2019 su “Consumo di suolo, dinamiche territoriali e servizi ecosistemici”, di cui dà notizia Gianni Barbacetto de Il Fatto Quotidiano, l’unico media a diffonderli. La giunta meneghina, ancorché impegnata a promuovere boschi verticali, biblioteche degli alberi, 3 milioni di alberi da piantare, a creare “fiumi verdi”, scoperchiare navigli, Weekgreen,  borracce di alluminio per combattere la plastica, è quella più lontana dai limiti fissati dall’Onu per la riduzione del consumo di suolo. L’immagine di città green è solo frutto di propaganda, puro fumo negli occhi.

In termini assoluti, è superata da Roma: 75 ettari di nuovo terreno edificato nel 2018. Sono tanti, certo, ma la capitale ha quasi 3 milioni di abitanti, più del doppio di Milano e un territorio sterminato di 129mila ettari contro 18mila del capoluogo lombardo. L’indice di densità del consumo di suolo milanese è di 6,35 metri quadrati per ettaro nel 2018, contro i 5,8 di Roma, ambedue comunque molto sopra la media nazionale, che è di 1,6 metri quadrati per ettaro, equivalente a quasi 2 metri quadrati di nuovo cemento ogni secondo.  In rapporto al territorio ancora libero,  Milano ha coperto 15 metri quadrati per ettaro, contro i 7,6 di Roma. Altro che Greta e Amazzonia. 

Le licenze edilizie messe in cantiere nel 2018 possono risalire alle giunte precedenti alle attuali o essere maturate dopo molti anni, se non addirittura decenni rispetto alle previsioni dei Prg o dei Pgt, ma certo le giunte di sinistra, né di Milano, né di Roma, si può dire brillino per avere frenato il consumo di suolo, tutt’altro.  In base all’estensione del territorio comunale,  il 57,5 per cento della superficie totale di Milano è coperto da cemento, mentre Roma lo è per il 23,2 per cento. In termini assoluti, la capitale resta comunque di gran lunga il comune italiano con la maggiore quantità di verde agricolo in Italia. La seconda è proprio Milano, anche se pochi lo sanno, ed è sempre più a rischio. 

REGALI GIGANTESCHI DI CUBATURE

Il futuro promette peggio. Le sette aree dismesse dalle Ferrovie statali (Farini, Romana, Porta Genova, Lambrate, Rogoredo, Greco-Breda, San Cristoforo) sommate fra loro fanno 1milione e 250mila metri quadrati di superficie pubblica. Uno spazio che se adeguatamente trattato potrebbe far comparire vaste estensioni di verde urbano nelle aree centrali della città, guarda caso le più carenti. L’accordo con le Ferrovie però le tratta incredibilmente alla stregua di aree private condedendo cubature del valore di 2,5 miliardi di euro.  Gli indici di cementificazione sono tra i più altri d’Europa. Si va dai 0,35 metri quadrati di cemento per metro quadrato in città, per finire con lo 0,45 e addirittura 0,65 allo scalo Farini, la più “apprezzata” delle aree Fs.

CHI INTASCA E CHI NO, PER ESEMPIO IL COMUNE

Dei 2,5 miliardi, 500milioni andrebbero alle Fs come “premio” di tale vastissima speculazione, un incasso senza precedenti in area prettamente urbane. Alle casse comunali, invece, andranno solo 50 milioni. Il trucco, per far apparire il verde dove viene negato, è innalzare considerevolmente gli edifici ai margini delle aree,. Così occupano meno suolo in estensione. L’impatto è quello della selva di grattacieli attorno a un vasto giardino, sparsi per la città, di cui francamente non c’è alcun bisogno, né per le necessità abitative, né commerciali, tantomeno ecologiche. Una furbata non male, vero?

 Invece di confrontarsi con questi ragionamenti, il Comune si schiera coi propri avvocati a fianco di quelli di FS/Sistemi Urbani e COIMA/Catella per respingere il ricorso dei cittadini dei quartieri attigui agli ex scali che lamentano il danno che ne subiranno.  Un caso tipico di grande greenwashing nella versione politica.  La giunta di Milano di esemplare ha che sembra una macchina capace di produrre più che altro molto cemento e contemporameamente molto verde dipinto.

 




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